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Credo che mai nella storia del turismo ischitano come negli ultimi 15 anni ci siano stati convegni tesi a discutere e proporre soluzioni per ripensare Ischia e rilanciarne l’appeal purtroppo scemato notevolmente.
Iniziative, beninteso, assolutamente meritorie ma che hanno lasciato e lasciano assolutamente il tempo che trovano. Non certo per colpa degli organizzatori quanto piuttosto per il costante letargo nel quale viaggiano le menti degli ischitani e dei propri amministratori.
Gli uni e gli altri insensibili a qualsiasi tipo di iniziativa reale e concreta che possa riportare l’economia isolana se non ai fasti del trentennio sessanta-novanta almeno a livelli di sopravvivenza.
Eppure in ogni discussione tra operatori del settore turistico così come al bar tra amici il leitmotiv è sempre lo stesso: Pochissima gente e crisi palpabile.
Crisi che segue un continuo diagramma che tende al basso da almeno quindici anni.
Basso sia in termini di presenze che di valore della singola prestazione. Quello che comunemente chiamiamo low-cost individuandolo come la causa dei nostri mali e non l’effetto del calo drastico della domanda stante l’offerta sempre la stessa da circa 40 anni.
E’ la legge basilare dell’economia che vede il prezzo come derivato dall’intersecarsi della curva della domanda e dell’offerta.
Ma ahimè anche questo è un concetto che noi isolani non vogliamo vedere, dando la colpa della situazione nella quale stiamo precipitando ora ad un gruppo alberghiero per i prezzi praticati ora ad una contingenza atmosferica e così via discorrendo. Sicuramente piazzare ancora 35mila posti letto sul mercato come abbiamo fatto nel trentennio sopra citato è impresa ardua se non impossibile.
Resta la domanda che dovremmo porci e che in tanti, nei convegni e negli incontri che abbiamo avuto negli ultimi anni, si sono già posta del perché una volta 35mila posti non bastavano ed oggi non sappiamo chi e cosa metterci dentro.
Ognuno ha una sua verità che passa dal crollo del mercato tedesco, verissimo per quel che mi riguarda, che secondo alcuni fa il paio con le decisioni teutoniche di non riconoscere più le cure termali ai fini delle detrazioni, e secondo altri dalla poca lungimiranza nel percorrere nuove strade e nuovi mercati.
Vero anche questo. Abbiamo sperimentato la via russa che dopo un boom iniziale pare essersi anch’essa ridotta significativamente.
La funzione di Google che esamina il trend delle ricerche sul web confrontandola tra interessi simili è impietosa e di fatto per niente presa in considerazione da noi isolani.

Ischia – Capri (Italia)

Confrontando la ricerca tra Ischia e Capri, che ha 3.500 posti letto, e circoscrivendola all’Italia si vede che i valori sono più o meno simili negli ultimi 5 anni fatto salvo il picco tragico del 21 agosto 2017.

Ischia – Capri (Mondo)

Il confronto diventa impietoso non appena si allarga l’orizzonte e, fatto salvo il 21 agosto di cui ne avremmo fatto volentieri a meno, si nota l’impalpabilità di Ischia nel mondo.
Continuiamo a raccontarci, con tanta verità certamente, che Ischia è bellissima, che Capri ha molto meno di noi, che le terme, che le spiagge, che le pinete, che la collina, che il coniglio e chi più ne ha più ne metta.
Non serve a nulla se poi il territorio è di fatto ridotto come vediamo in questi giorni e non spendiamo un euro in immagine nel mondo dal 1973 probabilmente. L’anno del colera.
Ora nemmeno il terremoto ci ha smossi, se non facendo emergere ancora una volta tutta la pochezza nostra e di chi ci governa.
I grafici di Google ci dicono due cose. Siamo cercati solo dall’Italia e con un picco per il post terremoto.
La conseguenza è che nell’immaginario collettivo siamo un’isola terremotata. Ma se nel 1973 ci si mobilitò alla grandissima, con i mezzi e le tecniche di allora, oggi dopo il terremoto qualche trafiletto per il G7, ottimo, e poi la notizia della turista morta a Sant’Angelo per l’impossibilità, vera o presunta, di essere soccorsa e il bus scolastico che pubblicizza la Cannabis.
NIENT’ALTRO!!!
E si che si vorrebbe uno sforzo gigantesco da parte di tutti a fare ben altro dopo aver sistemato il paese.
Giungiamo ad oggi dove si registra un calo di presenza ad Ischia di almeno un 20% a voler essere generosi.
Ma di questo ne parliamo al bar, ai convegni. Una bella parlata addosso.
Ma una volta usciti dal conclave avessimo mai eletto un Papa che uno! Tutto come prima, sia nei comportamenti singoli, che nelle aziende così come nelle amministrazioni.
Ora urge assolutamente che ad un tavolo si siedano le categorie e soprattutto le amministrazioni che con delibere ineludibili stanzino fondi e percorsi di recupero innanzitutto del territorio e subito dopo il rilancio dell’immagine di Ischia.
Prima il territorio assolutamente. Fare venire turisti ad Ischia per farla vedere nello stato in cui si trova oggi sarebbe ulteriormente dannoso.
Il nostro ex sindaco, ora europarlamentare, ha invitato Beppe Grillo ad occuparsi del traffico, dei trasporti e della depurazione di Ischia.
Una buona notizia sicuramente.
Si è accorto di queste problematiche.
Peccato che non lo abbia fatto concretamente, fregandosene altamente di tutto e tutti, nei 15 anni in cui ha imperversato con il suo nulla tra Casamicciola ed Ischia.
I progetti per Ischia durante questo quindicennio sono una caserma della Forestale abbandonata dopo aver distrutto una parte di uno dei boschi più belli d’Italia, una serie di tubi interrati ad Ischia che in un futuro lontanissimo dovranno fare da fogna per un non precisato depuratore, un parcheggio a due piani per incrementare il traffico nel centro, un altro parcheggio ad Ischia Ponte notoriamente oggetto del divertimento sui social per la comica con la quale avanzano(?) i lavori.
Poi?
Si dice che manchino i fondi.
Può essere vero, ma se si sprecasse di meno qualcosa negli anni avremmo avuto.
La tassa di soggiorno viene impunemente girocontata nel bilancio per le spese correnti pur essendo una tassa di scopo.
da Wikipedia:

La destinazione dei proventi

Il D.L. 23/2011 stabilisce che il gettito derivante dall’imposta di soggiorno deve “essere destinato a finanziare interventi in materia di turismo, manutenzione, fruizione e recupero dei beni culturali e ambientali locali e dei relativi servizi pubblici locali”. Tuttavia dalla rilevazione effettuata dall’Osservatorio Nazionale sulla Tassa di Soggiorno curato dal centro studi Panorama Turismo emerge soprattutto che le Amministrazioni Comunali faticano a dichiarare con chiarezza gli investimenti che effettuano con i proventi dell’imposta di soggiorno. Di certo si assiste ad una notevole diversità nella gestione di tali fondi: sono pochi i casi in cui i rappresentanti del Comune decidono, insieme alle associazioni di categoria, dove investire tali proventi, perché nella maggior parte dei casi le Amministrazioni gestiscono tali fondi in maniera autonoma, senza concertazione con le categorie. Si tratta di incassi che vengono destinati alle attività più varie, anche di spesa corrente o per non identificati “fini sociali”, non sempre in linea con le finalità turistiche. Emerge così che le priorità primarie dei Comuni, per quanto riguarda gli investimenti effettuati con gli incassi dell’imposta di soggiorno, siano quelle relative agli “eventi e manifestazioni” (16,4%), al “restauro e manutenzione musei e monumenti” (13,3%) ma alta è anche la quota destinata per le “strade ed il miglioramento della viabilità interna” (8,2%), all’”arredo pubblico” (7,6%), al “sostegno agli uffici IAT” (5%), alla “pulizie e decoro cittadino, al verde pubblico” (4,8%) alla realizzazione di “sito web” (3,8%) e “wi-fi e hotspot” (3,6%).

Sono da invitare con la massima urgenza tutte le sei amministrazioni, a Forio speriamo averne una nuova e non il riciclaggio del solito sottobosco clientelare, a sedersi ad un tavolo e vedere la tassa di soggiorno come un investimento.
Se non ci saranno turisti o continueranno a scemare anche questi introiti per pareggiare i giochini delle amministrazioni mancheranno e non si potrà certo aumentare la tassa all’infinito.
Il comune di Ischia ha già provveduto quest’anno ad un incremento assolutamente ingiustificato. Basta farsi due conteggi per vedere che in molte strutture del porto sfioriamo il 10% della tariffa giornaliera che sommata al 10% di Iva ha di fatto messo una imposta non dichiarata del 20%.
Le strade da percorrere, a mio modo di vedere, sono una immediata realizzazione di una rete privata/pubblica di trasporto elettrico su tutto il territorio isolano come una sorta di metropolitana senza soluzione di continuità nelle corse per limitare il traffico da metropoli asiatica che ci sta affogando.
Recupero immediato di arenili e pinete.
Risistemazione di tutte le passeggiate ecologiche dell’isola con aree di videosorveglianza per scoraggiare il fenomeno selvaggio del deposito incivile di ogni genere di rifiuto. Pensiline per le fermate dei bus.
Trasporti marittimi decenti, frequenti e soprattutto a prezzi accessibili. Oggi siamo l’unica località turistica al mondo nella quale il transfer A/R dall’aeroporto incide mediamente oltre 15% dell’intero pacchetto.
Riassetto urgente con regolamento unico tra tutte le amministrazioni per i taxi, spesso fonte di vergogna allo sbarco dei malcapitati turisti.
Dopo aver fatto questo si dovrà affrontare l’eterno problema di una comunicazione seria continua e sulla quale convogliare somme importanti per far si che Ischia torni ad essere Ischia e non un’isola vicino Capri nel golfo di Napoli.
Questo oggi siamo.
Spero davvero che sindaci e categorie abbiano uno scatto e decidano davvero e concretamente di non far morire Ischia.

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