La vittoria di Trump negli Stati Uniti è solo l’ultimo, in ordine temporale, degli avvenimenti che dimostrano concretamente lo scollamento tra classi sociali e loro rappresentanti.
Le classi sociali definite da Marx altro non erano se non una stratificazione piramidale di persone omogenee tra loro quanto ad interessi economici e valori condivisi.
Dal Capitale sino alla fine degli anni 70 la Sinistra, sia essa quella più radicale come quella impersonata da generici progressisti, si è preoccupata di rappresentare le istanze delle classe meno abbienti.
L’analisi del voto americano sarà fatta certamente e con grande acutezza, nelle prossime settimane.
Ma non vi è alcun dubbio che gli Stati Federali che hanno visto trionfare il Tycoon miliardario, dalla battuta crassa e politicamente scorretto, sono quelli più disagiati e poveri. I progressisti trionfano negli elitari attici di Manhattan.
Sarebbe dovuto essere il contrario a voler leggere il messaggio progressista.
E così in America si replica il fenomeno della destra “Lepenista” in Francia. In Gran Bretagna la cosmopolita capitale della finanza Londra esce battuta da operai ed agricoltori dell’entroterra inglese sulla questione Brexit. L’Austria vede trionfare, salvo brogli, l’estrema destra xenofoba ed in Italia la Lega diventa il primo partito, da oramai un trentennio, in quelle città operaie che furono le Stalingrado d’Italia negli anni del dopoguerra.
La Cina comunista, sotto la bandiera con la Falce ed il Martello, ha la sua maggiore espansione economica nel momento in cui le condizioni di lavoro della classe lavoratrice raggiunge l’apice dello sfruttamento dell’uomo e dell’ambiente. Senza regole e senza diritti.
Eppure mentre il Titanic progressista affonda, trascinando con se un secolo di valori umanitari, i presunti progressisti continuano a ballare.
L’Italia da questo punto di vista è davvero paradigmatica rispetto ai fenomeni che stanno caratterizzando i movimenti politici attuali.
I paladini progressisti del politicamente corretto, alla Gad Lerner o alla Fuksas tanto per citarne due ma gli esempi sono infiniti, dall’alto dei loro attici milionari non possono più avere alcuna credibilità nei loro interessati endorsement, rispetto alle istanze di chi, nelle periferie abbandonate e disagiate delle nostre città deve doversi battere, in una lotta tra poveri, per difendere l’occupazione di una casa popolare.
O di chi si vede privato dei diritti sul lavoro conquistati in un secolo di lotte nel mentre i capitali delle banche e dei relativi banchieri vengono tutelati e difesi.
E forse gli occhi bisognava aprirli sin da quando, pur non compiendo alcun reato, i maggiori esponenti della sinistra italiana si fregavano le mani e si complimentavano a vicenda perché “avevano una banca”.
Oggi quella stessa sinistra rappresentata da un saltimbanco che dietro compenso pubblico milionario, vedi alla voce Roberto Benigni, difendeva la sacralità della Costituzione ne fa scempio in ottemperanza a diktat di estrazione finanziaria.
Ed ancora Wall Street, tempio della finanza mondiale, sovvenziona con 50 milioni di Euro circa la campagna presidenziale della progressista Clinton e circa 200 mila Euro quella del capitalista Trump.
La trasformazione antropologica in questione è a cascata verso il basso dove, stante la lontananza dei propri antichi rappresentanti, i più deboli trovano, illusoriamente beninteso, sfogo alle loro sacrosante istanze nell’ostracismo cieco della destra oltranzista e, parimenti, nell’uomo della provvidenza che ne dirige la speranza di riscatto. Si affermano così i Trump, i Le Pen, i Berlusconi.
In pratica una tragedia i cui responsabili, in tutto il mondo, sono solo ed esclusivamente gli eredi di coloro che gli ideali di libertà, uguaglianza e progresso seppero interpretare nel secolo scorso con la coerenza dei comportamenti privati e delle relative scelte politiche.
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