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GiosyFerrandinoTra breve i tanti servi sciocchi, non tutti a dire il vero, dei quali si è colpevolmente circondato faranno a gara nello smarcarsi, nel distinguersi, nel darsi anche di gomito con il solito sorrisino ebete con il quale hanno accompagnato in questi anni l’avventura di Giosy Ferrandino nel suo ruolo di primo cittadino di Casamicciola Terme e poi di Ischia Porto.
Le colpe che ho ascritto, a mio parere, al Re quando questi era in auge non sono di natura penale. Per quelle, se ci sono, aspetterò senza frenesie giustizialiste che la Magistratura, della quale poco mi fidavo prima e meno mi fido oggi, faccia il suo corso, come si usa ipocritamente dire da qualche anno.
A Giosy auguro sinceramente poter provare che le accuse che la Magistratura gli rivolge siano infondate. Ma non per Ischia. Lì i danni della sua gestione sono fatti e il prezzo sarà pagato negli anni a venire. Ma per lui e la sua famiglia. Perché il vero metro insindacabile di giudizio è quello dei propri figli, soprattutto, oltre che quello dei propri cari e dei propri amici, quelli veri. Quelli che normalmente sono pochi e disinteressati.
Immaginarlo ora chiuso in una cella ed in un ambiente che certamente non può essere il suo, rende tristi e per certi versi sgomenti.
Quello che non ho perdonato prima e che non farò ora sono, invece, colpe “non penalmente rilevanti”, come si è detto per Lupi, ma che per un Cittadino che avrebbe voluto essere amministrato mettendo al primo ed unico posto l’interesse della comunità tutta intera, sono estremamente più gravi.
La parabola dell’ex “enfant prodige” della politica isolana tocca in queste ore il suo punto più basso e probabilmente quello finale per quanto riguarda il suo ruolo pubblico.
Al tramonto dell’ottavo anno della sua Amministrazione il comune di Ischia si ritrova con un deficit finanziario importante e con le casse comunali che sembrerebbero vuote. L’economia del nostro Comune vede il minimo storico dagli anni sessanta. Colpa non certo ascrivibile unicamente a Ferrandino, ma che il nostro Sindaco, insieme ai suoi sodali, nulla ha fatto per tentare di invertire la rotta, preso come era a gestire il potere in maniera clientelare e nepotistica come si evince dagli incarichi distribuiti ed emersi in questi giorni.
Gli ossequiosi zerbini che ne hanno cantato le lodi in questi anni hanno colpevolmente omesso tutto quel che una amministrazione, che per otto anni ha regnato indisturbata, non ha fatto.
Cosa resterà di questi anni ott…o.
Siamo all’anno zero per quel che riguarda le opere che avrebbero dovuto rilanciare Ischia. Vedi depuratore, arenili, pinete, trasporti, immagine. Con il Porto lasciato in uno stato pietoso e ricoperto di provvisorie baracche, che sono di fatto già definitive, quale accoglienza al turista.
Restano nell’alveo degli annunci fini a se stessi, come il pensiero unico “renziano” tanto bene insegna, le riforme riguardanti la privatizzazione di Ischia Ambiente o dell’affidamento ad associazioni no-profit degli spazi pubblici che la macchina pubblica non riesce a gestire, o i percorsi per bike promessi e mai nemmeno approcciati. Ricorderemo le fioriere, il disastro della Piazzetta, 50 mt di svincolo sulla superstrada, l’illuminazione della stessa progettata un decennio fa, il parcheggio di Sant’Alessandro costato alla cittadinanza un occhio della fronte, lo scempio del Bosco della Maddalena per realizzare un’opera poi incompiuta, tanto inutile quanto devastante dal punto di vista ambientale. Null’altro!
Pochissimo o addirittura nulla, in alcuni casi il nulla sarebbe stato addirittura meglio, vedi Piazzetta e Caserma della Forestale, se relazionato al numero di anni in cui ha governato, alle maggioranze bulgari con le quali è uscito vincitore dalle urne, alle relazioni intrecciate nel famigerato “Caularone” che di fatto ha ingessato la vita amministrativa di Ischia.
Resteranno le scelte politiche tese sempre e solo ad affermare il potere fine a se stesso, e che hanno portato allo scellerato patto con il sodale De Siano che tanto male ha fatto ed i cui risultati, per la nostra intera comunità isolana, sono tanto evidenti quanto sconfortanti.
Resteranno le lotte cortigiane di Palazzo attraverso le quali qualche mente pensante, che pure c’era e c’è nella compagine amministrativa, è stata esautorata. Vedi le picconate alle spalle che hanno fatto fuori Telese e Boccanfuso.
Lotte per il potere naturalmente, non per un progetto di sviluppo del Paese.

Un sassolino devo togliermelo. Mi ricordo di coloro che sognavano adoranti al passaggio di “Ilda la rossa” davanti al loro esercizio avendo già tratto giudizi morali e penali ancor prima che un qualsiasi processo si fosse svolto, ed un qualsiasi grado di giudizio emesso. E solo perché il bersaglio rientrava nelle proprie antipatie politiche o personali, o perché faceva tanto “chic” colpire il bersaglio grosso nelle chiacchiere da Bar. Purché lo stesso bersaglio fosse lontanissimo…
Come non mi facevo incantare dalla Rossa ieri, non mi faccio abbindolare dall’Inglese oggi. Ma non credo leggerò dagli stessi, le sperticate lodi acritiche indirizzate alla Rossa, e la deferenza al suo passaggio, se mai l’Inglese di Taunton dovesse sedersi per prendere un Caffè sul corso di Ischia. Piano con i giudizi sommari e veloci, segnatamente quelli morali. Sempre.

Un’ultima considerazione ed un suggerimento ai reggenti di quello che resta di questa amministrazione. Dimettetevi immediatamente. Un bagno di umiltà e di ragionevolezza che farebbe bene a voi e a noi tutti.
Si dia alla collettività la possibilità di tornare al voto con un nuovo spirito, con un nuovo entusiasmo e con in testa, prima di ogni cosa, l’amore disinteressato per la nostra Isola. E’ solo questa la leva che può farla rifiorire anche da un punto di vista economico, oltre che morale e civile. Considerazione che faccio, indegnamente mia, riferendomi alla lezione, inascoltata naturalmente, che ci diede in tal senso il Professor Viganò della Bocconi di Milano al «4ward Ischia make a change» il 25 ottobre scorso.

Ma a ben pensarci gli ischitani, poi, vorranno proprio questo?

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