Uno degli indicatori più usati per valutare la crisi italiana è lo “spread con i bund tedeschi”. Lo spread è considerato infatti un indicatore della capacità di un paese di restituire i prestiti.
Lo stato italiano, per esempio, ha moltissimi debiti, costituiti sostanzialmente da tutti i titoli di stato (Bot, btp ecc) emessi in cambio di soldi presi in prestito da cittadini, banche , altri paesi. L’Italia è da questo punto di vista meno credibile (è stata degradata da due agenzie che valutano le capacità dei debitori di rendere i soldi) e per far acquistare i suoi bot deve offrire interessi sempre più alti.
E siccome lo spread è la differenza o “allargamento” (spread in inglese) di rendimento tra i titoli di Stato (come i btp) italiani e quelli tedeschi (“bund”), meno l’Italia è credibile, più alti sono gli interessi che deve pagare per avere prestiti e più aumenta lo spread con i titoli tedeschi, giudicati molto affidabili.
Pagare alti interessi può infine avere come conseguenza l’impossibilità di ridurre i debiti, il che farebbe di nuovo crollare l’affidabilità del paese, in una spirale sempre più inarrestabile.
Lo spread sarebbe in pratica la capacità di uno stato di pagare i suoi debiti.
Allora prendiamo una piccola azienda che si presenta in banca la mattina del 9 novembre 2011 per avere un prestito. Ha avuto un incremento di fatturato rispetto all’anno precedente del 1.7%, ha debiti del 120% rispetto al fatturato. Nel nostro quotidiano verrebbe cacciato fuori a pedate dal Direttore, ma per gli Stati le regole sono diverse. E diciamo la nostra piccola azienda ha delle “aderenze” per cui il prestito gli viene accordato ad un tasso del 5,75%, perché è un debito molto rischioso, a patto che il management intraprenda una seria ristrutturazione aziendale.
Passano tre anni esatti.
E la nostra azienda, fatti i compiti imposti, il 30 settembre 2014 si ripresenta dallo stesso direttore, per avere l’apertura di una nuova linea di credito.
Nel frattempo ha il 23,39% in meno del suo personale, i debiti in relazione al fatturato sono saliti al 135,7% ed ha avuto un decremento del fatturato rispetto al novembre 2011 del 3%.
Bene il direttore apre una nuova linea di credito.
Con questi risultati ritiene che la azienda abbia maggiore capacità di restituire il credito avuto per cui accorda un tasso del 1,39%, che è del 4,36% inferiore a quello, molto rischioso, del 2011.
Sembrerebbe una favoletta demenziale, eppure è esattamente ciò che è stato dell’Italia dal novembre 2011 ad oggi.
Lo sciagurato Berlusconi fu esautorato, mentre agli italiani si disse che stava guidando una macchina a folle velocità verso un burrone.
Per fortuna intervenne un pilota straordinario che rispondeva al nome di Mario Monti che avrebbe dovuto fermare l’auto e addirittura farle fare marcia indietro e ripartire. Inutile ripetere il percorso dalle forme paramassoniche operato dal Presidente Napolitano, di concerto con Prodi e De Benedetti, guarda la combinazione, per farlo fuori fin dal luglio 2011, venuto fuori nel libro intervista di Alan Friedman.
E così ci toccò avere la toccante conferenza stampa della Fornero che, piangente, portò l’età pensionabile a 67 anni, che si dimenticò di un numero mai ufficialmente certificato dall’INPS che non riesce a conteggiarlo, dei cosiddetti esodati.
Parola che MsWord mi segnale come errata/inesistente, ma che coloro che la stanno vivendo sulla propria pelle è paragonabile alla corda di un impiccato, stante la rimangiata promessa di andare in prepensionamento da parte dello stato italiano nel mentre gli stessi si erano licenziati dalla ditta in cui lavoravano.
Per queste persone lo Stato italiano, con la piangente Fornero, non ha tenuto conto di quel “diritto acquisito” attraverso il quale si fanno scudo le decine di burocrati e politici che incassano pensioni milionarie da decine di anni.
A questo punto pare evidente che la discrasia esistente tra l’economia, reale e quotidiana, delle famiglie e quella che ci viene raccontata attraverso i mezzi di comunicazione sia enorme ed altro non rappresenti che l’intento della grande finanza di soggiogare popoli e persone.
Affamandoli.
L’Italia ha carenze strutturali evidenti, ha una burocrazia parassitaria ostacolo dello sviluppo rapido, ha una magistratura ed una giustizia da rivedere in toto, una classe politica improponibile, ma il vero grande danno è che questa classe politica ha venduto il paese a poteri sovranazionali che oggi lo stanno comperando a prezzi di saldo.
La disoccupazione, vero metro di giudizio, a mio modo di vedere, di una economia, è passata dal 9,3% al 12,3%, così come è salita nella recalcitrante, divenuta tale da quando le hanno detto che la sua Grandeur è finita, Francia e la Spagna della quale si riparla in termini positivi e dove non ci sono più gli indignados ma sono in aumento i “disocupados”.
Potere dell’informazione.
L’imposizione fiscale è salita ancora, se ne sentiva oggettivamente il bisogno…
L’Europa ci bacchetta quotidianamente, mentre dobbiamo sottostare a regole improponibili tipo quote latte, arance sotterrate in Sicilia, agroalimentare certificato quale di più alto livello qualitativo mondiale ma che deve essere rimpiazzato dalle schifezze che ci giungono, quasi per decreto, da ogni parte di questa Europa divenuta non più madre, ma matrigna stante l’attuale gap che il popolo italiano deve risalire.
Come più volte sottolineato, il denaro lo possono creare solo 2 entità:
A) lo Stato;
B) i Mercati delle banche.
La spesa statale è finita. Eliminata dalle regole dell’Eurozona e dall’economia Neoclassica in cui Renzi PD la fa da padrone, non proprio lui, ma Gutgeld e Serra.
Renzi è solo il ritratto di una maschera di Alberto Sordi che obbedisce a chi regge e muove i fili.
Rimangono quindi i Mercati delle banche come unica fonte di denaro.
Loro sono lo Stato.
Con tutto quel che ne consegue quando una Banca, cioè un usuraio, diventa Stato.
Questo vuol dire che tutta la nostra economia ora dipende dalle banche.
Tutto, dal capannone al mutuo, dal ristorante alla pensione eccetera.
Leggete questo passaggio:
“Il Tapering della FED doveva in teoria portare a rendimenti in aumento dei titoli USA a 5 e 10 anni con una sostanziale differenza però fra i primi e i secondi, ma non sta succedendo, prima volta dal 1960. Questo dipende dal fatto che Mario Draghi della BCE sta per annunciare lui stesso un QE sui titoli Eurozona, e quindi l’aspettativa dei Mercati è un apprezzamento del dollaro e sono corsi a comprarsi i Tsy americani, aspettandosi un upwards trend sui rendimenti, mentre, nonostante i grandi annunci di Draghi in UE di un QE imminente, il principal sui titoli europei fa meno gola (anche perché si sa che non dura). Chi va a vincere alla fine sono sempre loro, gli americani, l’Euro perde, e nessuno in UE ha la più pallida idea di che cazzo farci o di cosa sta succedendo.”
E probabile che il 99% di noi non abbia capito un emerito cazzo di questo corsivo. Ma sappiate che questo determinerà la nostra vita, i nostri consumi, l’università per i nostri figli, il ristorante, il mutuo, la casa e tutto quel che concerne la nostra esistenza per i prossimi decenni.
Ma ce lo meritiamo.
Il tutto avveniva mentre guardavamo, beoti, il politicamente corretto di Floris, Santoro, Squinzi e via discorrendo che ci raccontavano e ci raccontano una realtà non reale.