Caro Presidente Silvio Berlusconi,
se il mago Otelma ci avesse detto un paio di anni fa che il Genoa avrebbe prestato i suoi acquisti in esubero al Milan per allestire la squadra rossonera lo avremmo rinchiuso in manicomio. Eppure tra un Constant ed un tentativo Zè Eduardo avrebbe avuto ragione.
Assistiamo in questi giorni alla discesa del Milan in un pozzo che non sembra avere fondo.
Abbiamo ingoiato la cessione di Kakà, di Shevchenko, di Ibra e Thiago, di tutta la vecchia guardia da Pirlo a Seedorf, abbiamo sentito dire da Lei Presidente che “se c’è un fenomeno in giro lo prendo”, peccato che l’unico fenomeno che ha il Milan sia Lei stesso.
Ed è un fenomeno da baraccone. Dalla barzelletta che con Lei allenatore avremmo vinto il campionato 2009/10 a mani basse, alla rinuncia in diretta TV, con tanto di sacrificio economico personale, alla cessione cessione di Thiago Silva smentita poi nei fatti un paio di settimane dopo, e chi più ne ha più ne metta.
Poi siamo arrivati alla tragicomica dei saldi e super saldi di fine agosto blaterata dal Suo AD a microfoni compiacenti. Saldi che hanno portato Pazzini, Bojan, Niang e soprattutto De Jong con il quale l’ineffabile AD si avventurò nel più triste dei pronostici annunciando al mondo che il gap con la Juve poteva dirsi colmato.
Ed abbiamo ancora ingoiato dall’esimio AD la storia dei sacrifici economici cui Lei, Presidente, si è sottoposto.
Tutto vero ma questa è solo la prima parte delle verità non dette, quelle più tristi sono state omesse. Perché il monte ingaggi del Milan è stato fatto lievitare da questi dirigenti per ingaggi a giocatori che nulla hanno a che vedere con un minima prospettiva sportiva e che di conseguenza nemmeno a regalarli si troverebbe qualche sciagurato disposto ad accollarseli.
I nomi sono quelli che tutti sanno ed è inutile continuare a ripeterli, ma al nostro AD, che in questi ha ha regalato 4 milioni netti vale a dire 8 di gestione annua a Dida e Flamini, un paio lordi a Traorè, e così via, come non chieder di conto di questa situazione? Senza contare la sciagurata gestione Pato in cui per la prima volta nel calcio il nepotismo ha contato più del risultato sul campo. Abbiamo istituzionalizzato la raccomandazione anche nello sport. Ambito che finora aveva fatto leva solo sul talento.
Ed ancora quando il nostro AD parla di calcio italiano in declino rispetto a 20 anni fa, potrebbe avere almeno il buon gusto di accomodarsi alla porta visto che se declino c’è stato, come è vero, lo è stato con lui protagonista non solo nel Milan ma anche, insieme ad altri, del calcio italiano in veste di presidente decennale della Lega Calcio? E con Lei presidente del Milan che contemporaneamente per 10 degli ultimi 20 anni è stato anche primo ministro senza approvare la Legge sugli stadi e una nuova regolamentazione di diritti TV, merchandising e quant’altro facesse si che non venissimo superati non solo da spagnoli e inglesi ma anche dai tedeschi e, udite udite, a breve da francesi e portoghesi.
Allegri ad oggi 12 novembre 2012 ha cambiato formazione ed assetto tattico, eufemismo per definire l’insieme di maglie rossonere accatastate sul terreno di gioco, da settembre ad oggi almeno 14 volte.
Di fronte a questo sfacelo tecnico, economico e di programmazione non c’è un dirigente che paghi e venga rimosso, tutto va avanti nel segno del “siamo a posto così”, anche in Via Turati dove il repulisti sarebbe d’obbligo.
L’AD a ciacolare dopo aver spezzato le reni al Chievo, mentre lo si aspettava nel dopo gara di Milan Fiorentina, il DG in sud America a visionare improbabili talenti, sulla scia di Viudez, Cardacio e via discorrendo e, Lei, il maggiore azionista, in tutt’altre faccende affaccendato, tra la vacanza in Kenia con il sodale Flavio, l’Olgettina e qualche udienza in Tribunale.
Ora vede caro Presidente, Lei ha sempre avuto il “buon gusto” di ricordare a noi tifosi rossoneri che ha preso il Milan in un aula di tribunale e lo ha portato più e più volte sul tetto del mondo. E noi sempre da 26 anni a ringraziarla ed ossequiarla. Ribadisco i ringraziamenti nell’occasione.
Però vede caro Presidente credo che oggi si possa ben dire che il nostro debito è estinto. In termini di consenso, di popolarità e di affetto il popolo rossonero, popolo orgoglioso di esserlo anche quando navigavamo in B, Le ha dato tantissimo. E se voglio anche credere che per Lei il Milan è stato affetto non sono, non siamo, tanto ingenui da farci abbindolare dalla storiella che questo non sia stato usato a proprio uso e consumo nei campi in cui si è avventurato.
Credo che tanto del suo successo personale, in ambiti non necessariamente imprenditoriali, vada ascritto al nostro Milan. E dico Nostro con grande orgoglio e forza.
Il Milan, a differenza di Mediaset o del PDL, non è Suo ma nostro.
E’ NOSTRO nell’affetto,
è NOSTRO nella passione,
è NOSTRO perché senza di noi non ha ragion d’essere!
Ed allora cosa Le chiediamo? Lo lasci in altre mani. Non pretenda cifre che debbano necessariamente ripianare quello che Lei ha immesso come capitali. Quelle cifre Le sono ampiamente state ridate dal consenso e dalla fama attraverso la quale ha intrapreso strade e carriere altrimenti impossibili. Del resto lo stesso Fedele Confalonieri ebbe a dire che un gruppo come il Suo ha nel Milan l’unico brand, anche grazie a Lei ci mancherebbe altro, di valore mondiale.
Canale 5, o la banca Mediolanum a Chiasso sono illustri sconosciuti.
E pare altresì evidente che il Milan rappresenti in questa stagione della Sua vita una fastidiosa incombenza, diversamente almeno un paio di volte l’anno la si vedrebbe allo stadio.
Quanto è triste per noi che in fin dei conti amiamo e vediamo la nostra squadra come ultimo appiglio a rimanere fanciulli essere ostaggi dei personaggi che oggi occupano la sede del nostro Sogno.