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L’11/9 è passato attraverso ricordi e commemorazioni per certi versi molto giusti delle vittime innocenti che persero la vita nel vile attentato alle torri gemelle. Una passerella continua e mi spiace dirlo, scontata, di tanti personaggi pubblici che, attraverso questa tragica vetrina, hanno fatto scorrere i loro melensi discorsi. Abbarbicati sulle loro poltrone, al riparo dalle bufere del viver quotidiano di tanti di noi, non ci hanno voluto risparmiare i loro sermoni. Sia chiaro che il rispetto e la commozione per quelli che senza colpe hanno perso la vita in modo tanto tragico e per le loro famiglie restano in me intatti, e se possibile ancora aumentati vedendo le facce fintamente commosse di coloro che questa carneficina l’hanno poi proseguita in altre sfere ed in altri luoghi. Così la mia mente è corsa ai versi di De Andrè

“… lungo le sponde del mio torrente voglio che scendano i lucci argentati non più i cadaveri dei soldati portati in braccio dalla corrente…”

e di conseguenza a coloro che ieri non hanno ripensato un attimo ai ragazzi ed alle loro famiglie che sono andati a morire sull’onda della vendetta.

A distanza di dieci anni coloro che hanno mandato tanti figli, non loro, in guerra non hanno avuto una parola per queste ulteriori vittime incolpevoli.

Non sono di quelli che non contemplano atti di guerra, ahimè, per difendere libertà e ragioni. Ma dopo dieci anni una riflessione ad alta voce per  giudicare se le guerre scatenate fossero state la giusta risposta, visti i risultati attuali, sarebbe stata necessaria. Nessuna madre di un soldato ammazzato in Afghanistan o Iraq è stata intervistata, né tantomeno qualche genitore di ragazzi ammazzati da una bomba “intelligente” in qualsiasi disperato e remoto villaggio afghano o iracheno. Non ho le competenze per poter dire se queste guerre abbiano prodotto dei miglioramenti alla sicurezza della nostra vita, non ho certezze, in compenso sono cresciuti i dubbi. E nessuno ieri, dei tronfi oratori, ha pensato di diradarli.

A me come a tanti altri.

“… Ninetta mia crepare di maggio

ci vuole tanto troppo coraggio,

Ninetta bella dritto all’inferno

Avrei preferito andarci in inverno…”

Di Ninetta, ieri, nessuno ha sentito il bisogno di chiedere un’opinione.

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