Avere Tobia, il mio cane, quale compagno di passeggiate è una delle grandi fortune della vita. Il piacere di andare per sentieri, godere delle bellezze di Ischia ed apprezzarne la natura riconcilia e da un significato profondo alla giornata di riposo settimanale.
Il problema della natura di Ischia è che si scontra con la natura dell’ischitano.
Una natura, la seconda, che quando viene dileggiata dal turista o dagli organi di informazione mi fa inalberare facendo fuoriuscire tutto l’orgoglio mio e di chi è nato su questo splendido ed unico scoglio, ma che purtroppo fotografa una realtà amara che troppe volte non vogliamo vedere.
Ieri mi sono inerpicato verso Piano Liguori. Una delle zone più antiche e vere di Ischia. La sua antica tradizione contadina ne fanno uno dei luoghi che dovrebbe essere simbolo e memoria della nostra isola.
Le foto della gallery, di quella che ai turisti viene venduta come passeggiata ecologica, un ossimoro che non saprei so se fa più ridere o piangere,, sono talmente eloquenti che potrei anche concludere qui ed invitare chi ama Ischia ad occuparci militarmente.
Divertenti sono le considerazioni da bar ove ci si chiede come mai Ischia non riscontri più i favori del passato presso il pubblico internazionale che tanto bene ci fece negli anni ’60 e ’70.
Come mai eh?
Detto che quello che si vede altro non è che il frutto costante, pervicace, ottuso della nostra inciviltà e del disamore verso la nostra terra e verso la nostra economia, e che di tutto questo non si può far carico esclusivamente alle amministrazioni, che pure hanno colpe notevolissime, alcune idee da sottoporre ai nostri amministratori ci sono e sarebbe gradito aprire un FATTIVO dibattito su cosa fare per riprenderci Ischia.
Per FATTIVO intendo non conclusivo con una pacca ed uno spreetz ma con impegni dettati dettati da una cronologia di pubblico dominio.
Le passeggiate definite ecologiche per puro spirito goliardico altrimenti ci sarebbe da essere denunciati per truffa, non hanno alcuna indicazione dei percorsi, delle pendenze, delle denominazioni dei luoghi che si percorrono, dei minimi cenni storici. Tutto nel totale abbandono.
Vista la nostra ottusaggine e viste le endemiche carenze economiche delle nostre amministrazioni ho già in passato segnalato a qualche consigliere comunale ed al sindaco stesso, l’opportunità di sfruttare come fanno con grandissimi risultati molti comuni settentrionali, e che ne parliamo a fare…, i patti di collaborazione con le pro loco, con le associazioni del volontariato, con le parrocchie e con chiunque operi sul territorio.
“Un Patto di Collaborazione è un contratto stipulato tra Amministrazione Comunale e cittadini attivi, che trova validità nel Regolamento per la gestione condivisa dei beni comuni urbani e che disciplina l’intervento concreto dei cittadini per quanto concerne la cura di un qualsiasi bene comune.”
Sono estendibili ad ogni forma di collaborazione e per ogni porzione di territorio. Il recupero ed il mantenimento della sentieristica collinare potrebbe essere un primo esperimento per la sensibilizzazione anche e soprattutto delle nuove generazioni verso l’ambiente ed il rispetto dello stesso. Sia nell’ottica di una ritrovata coscienza civica che in quella meramente turistica.
In questa visione sarebbero gradite le collaborazioni concrete dei numerosissimi candidati delle scorsa tornata elettorale che sentirono l’afflato della partecipazione alla vita amministrative e che poi, trombati per deficit clientelare, hanno fatto perdere le loro traccia.